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Disturbi depressivi

Cos’è la depressione?

“SENTO CHE NON C’È VIA DI USCITA”

“LA TRISTEZZA E LA MALINCONIA MI ATTANAGLIANO”

“NON PROVO INTERESSE PER NULLA”

“LA MIA PERDITA È IRREPARABILE”

È un’esperienza comune a tutti provare emozioni negative, come la tristezza e l’angoscia; sentirsi demotivati e profondamente annoiati a causa delle esperienze che ci capitano. Fortunatamente con il passare del tempo questi stati d’animo vengono superati e i sentimenti di tristezza diminuiscono o scompaiono. Altre volte, però, la tristezza, la perdita di interesse e la sensazione di non avere via d’uscita permangono. Le persone sentono di non provare più le emozioni e i sentimenti di prima.

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi che interessano la sfera cognitiva, quella comportamentale e quella emotiva, quali:

  • aumento o diminuzione dell’appetito con conseguente modificazione del peso corporeo
  • sonno disturbato con risvegli presto al mattino o continuo stato di sonnolenza
  • diminuzione di interesse per il sesso
  • marcato rallentamento o agitazione motoria
  • stanchezza e mancanza di energia
  • ridotta capacità di concentrazione
  • disturbi della memoria
  • pensieri di morte e/o di suicidio
  • senso di colpa, autosvalutazione e disperazione
  • sintomi fisici persistenti che non rispondono alle cure (mal di testa, problemi di digestione, dolori persistenti)
  • ansia

Spesso le persone depresse non chiedono aiuto, pensano che i loro problemi non siano causati da una malattia psichica e credono erroneamente che lo stato in cui si trovano sia ‘normale’. Credono che il loro malessere sia dovuto ad una mancanza di volontà e si attribuiscono la colpa di non essere in grado di superare quello che ritengono solo un momento di crisi.

A lungo andare i sintomi depressivi, se non curati, posso portare allo sviluppo di una vera e propria patologia depressiva con conseguente grave compromissione della qualità della vita.

Come si cura la depressione?

Il trattamento cognitivo-comportamentale della depressione mira innanzi tutto all’apprendimento di modalità comunicative più efficaci del proprio stato d’animo e di strategie comportamentali  per superare la condizione di apatia e di mancanza di iniziativa.

In una seconda fase si punta ad identificare i problemi che sono all’origine dello stato depressivo e a modificare i pensieri che causano e mantengono la depressione, sviluppando una modalità di pensiero più equilibrata e razionale.

L’obiettivo finale è l’incremento stabile del bagaglio di competenze e abilità acquisito col trattamento psicoterapeutico per ridurre la possibilità di ricadute in futuro.

È espressamente previsto che la persona riprenda gradualmente ma fin da subito le attività lavorative che sono state abbandonate, ma soprattutto che ritrovi l’interesse e l’entusiasmo per le attività quotidiane.

Nelle forme più gravi di depressione è fondamentale intervenire con un approccio multidisciplinare. Spesso è utile un intervento farmacologico associato al trattamento cognitivo-comportamentale ma il farmaco da solo non basta, in quando diminuisce il sintomo ma non agisce sui fattori psicologici e sociali che mantengono il disturbo e una volta sospeso i sintomi di disagio si ripresentano.

Cos’è la depressione post-partum o peri-partum?

“NON SO COSA MI SUCCEDE. HO DESIDERATO COSÌ TANTO AVERE UN FIGLIO…”

“HO TIMORE DI FARE DEL MALE A MIO FIGLIO…”

“MI VERGOGNO A ESSERE COSÌ, NON DOVREI…”

Come per la depressione generica anche quella post-partum o meglio peri-partum ha verosimilmente molteplici cause tra cui la predisposizione genetica, la familiarità per disturbi dell’umore, fattori ambientali, fattori sociali e fisiologici. Questa particolare forma depressiva non va sottovalutata perché può avere effetti negativi su tutta la famiglia e condizionare il corretto sviluppo della relazione madre-bambino.

Spesso le madri a causa del senso di vergogna e di inadeguatezza che provano possono negare o nascondere tale condizione, peggiorandone l’esito e cronicizzando la patologia.
È molto importante, quindi, il coinvolgimento fattivo del partner nel sostegno alla propria compagna, sia materialmente (aiutando nei lavori domestici e nelle cure parentali), sia emotivamente (mostrando un atteggiamento di ascolto e di comprensione), spingendola a mantenersi su un piano di realtà, senza negare né amplificare i problemi.

La maternità è una condizione difficile, ci saranno momenti complicati, ma è possibile affrontarla.
L’intervento può essere sia individuale, per ricevere sostegno e prendere consapevolezza del nuovo ruolo a cui si va incontro, sia di coppia, per affrontare insieme i cambiamenti che la nascita di un figlio comporta nella relazione tra i partner neo-genitori.

È importante rivolgersi ad uno specialista soprattutto quando i sintomi persistono oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a sé stesse o al proprio bambino e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con rilevante frequenza nell’arco della giornata.